The Holocaust and European Societies. Social Processes and Social Dynamics
Facciamo il punto

Dal 23 al 26 ottobre si è svolta a Monaco la conferenza internazionale The Holocaust and European Societies. Social Processes and Social Dynamics organizzata dall'Institut fur Zeitgeschichte

Durante i tre giorni di convegno 23 ricercatori, quasi tutti giovanissimi dottorandi/ti provenienti da diversi paesi europei, con particolare attenzione per il centro e l'Est Europa, hanno presentato i risultati preliminari o definitivi delle loro ricerche. 


Al di là delle peculiarità dei singoli interventi - che hanno comunque introdotto elementi interessanti come la riflessione sulla leadership ebraica in Finlandia o sulla percezione ebraica del collaborazionismo in Galizia - credo si possano e si debbano estrapolare alcune sollecitazioni generali.


Queste sono le mie:

-le nuove ricerche si muovono verso l'analisi delle relazioni dialettiche esistenti fra centro e periferia all'interno della politica nazista da una parte e tra ebrei e non ebrei dall'altra.

-la Shoah è un processo sociale dinamico, per cui le categorie, introdotte da Hilberg, di vittima, carnefice e spettatore vanno ripensate in quest'ottica e non sono da considerarsi né definite una volta per tutte, né rigidamente separate.

-l'occupazione tedesca è la condicio sine qua non per il verficarsi della Shoah; occupazione che si caratterizza e articola in maniera differente nei diversi paesi.
-l'antisemitismo è fondamentale per individuare le vittime, ma da solo non è sufficiente a spiegare la Shoah. Si può essere antisemiti senza uccidere e uccidere senza essere antisemiti. Nelle diverse realtà l'antisemitismo si intreccia con motivazioni locali (identità, opportunismo, avidità, gelosia).
-il quadro delle relazioni tra ebrei e non ebrei è molto variegato, esistono molti tipi di comportamenti sociali e questi sono, oltre che molteplici, simultanei e non lineari.
-ci sono due tabù da sfatare:
*non tutti i salvatori furono mossi da nobili motivi, questo non cambia il valore delle loro azioni di salvataggio.
*le vittime - scomparse o sopravvissute - non sono obbligatoriamente brave persone, sono semplicemente persone. Questo non le rende meno vittime.
-ci sono tante storie da raccontare, sia con fonti contemporanee che posteriori. Raccontare una storia significa ricostruire una scelta; per farlo sono fondamentali le parole con cui lo si fa. Importante è anche da quando e come si comincia a raccontare una storia, il periodo prima della guerra è importantissimo: cosa/come cambiano le situazioni; esperienze/aspettative; prospettiva non ebraica.

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